L’Associazione Kolbe è un’associazione milanese che presta assistenza a ragazzi disabili. Fondata nel 1992 da un gruppo di giovani dell’omonimo oratorio, l’associazione Kolbe opera prevalentemente nell’area est di Milano, dove esistono le due comunità che ospitano alcune persone disabili in modo permanente. Oltre a essi, i numerosi ragazzi che gravitano nell’orbita dell’associazione vengono assistiti soprattutto attraverso le attività del tempo libero (gite, pomeriggi domenicali passati insieme, vacanze estive e invernali…). Queste attività sono all’origine della nascita dell’’associazione, costituiscono ancor oggi una parte significativa della sua vita e hanno contribuito a imprimere un certo stile generale allo stare insieme ai disabili.
L’Associazione Kolbe è composta da volontari, che prestano la loro opera gratuitamente. Anche quando ci si avvale della collaborazione di professionisti, lo si fa nell’ambito di attività pensate e organizzate da volontari. Non siamo mai troppi: le porte sono sempre aperte per chi volesse unirsi e partecipare alle attività dell’associazione.
La nostra storia
E’ nel 1982 che un gruppo di giovani dell’oratorio Kolbe, guidati dall’allora responsabile padre Giancarlo, cominciò ad occuparsi dell’animazione del tempo libero di alcuni disabili mentali, legati alla sezione milanese dell’ANFFAS, che si ritrovavano durante il fine settimana presso la Cascina Biblioteca, nel Parco Lambro.
A partire dal 1984 l’attività di animazione si arricchisce con le vacanze estive che da allora si ripetono puntualmente.
Il progressivo consolidarsi dell’esperienza di volontariato e l’esigenza di una strutturazione formale conducono alla costituzione, con atto notarile, dell’Associazione (15 giugno 1992) e alla conseguente iscrizione al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato.
Negli anni successivi le attività si moltiplicano: l’assistenza domiciliare acquista maggiore coerenza e continuità, viene avviata l’animazione teatrale (1996), si forma un nuovo gruppo di animazione del tempo libero presso la parrocchia di Santo Spirito (1996), viene preso in affitto un appartamento in Valsassina, a Moggio (LC), che diventa la casa-vacanza “Il Mirtillo” per brevi periodi di vacanza per microgruppi (1996), infine prende il via l’esperienza della microcomunità “Ricomincio dal faro” (1998), seguita dalla seconda comunità, Casa Maya (2003).
Con lo sviluppo e l’ampliamento delle attività anche l’Associazione si ingrandisce passando dall’iniziale ventina di volontari agli attuali sessanta, numero che sembra essersi stabilizzato negli ultimi anni.
Il trascorrere del tempo non è tuttavia segnato solo dallo sviluppo delle attività ma anche, e soprattutto, dal consolidarsi di una tradizione, di uno stile operativo, che si trasmette da una generazione all’altra, nonché dal consolidarsi di una fitta rete di legami di amicizia (tra volontari, disabili e famiglie) che ci sembra costituire la vera forza (e anche la più profonda gratificazione) del nostro cammino comune.
L’ispirazione e lo stile
Il gruppo di volontari che ha dato origine all’Associazione era costituito all’inizio da alcuni giovani dell’oratorio Kolbe. L’ispirazione e lo “stile” condiviso del gruppo era quindi cristiano e il radicamento ecclesiale molto forte.
Ancora oggi una buona percentuale dei volontari vive la sua esperienza nelle attività associative quale espressione e realizzazione della propria fede e i collegamenti con la realtà ecclesiale sono molteplici (alcune attività svolte in oratori, presenza di un assistente spirituale, assegnazione di un obiettore di coscienza da parte della Caritas Ambrosiana…).
Nel corso degli anni sono tuttavia aumentati i volontari con motivazioni di tipo più esclusivamente solidaristico, di partecipazione attiva alla vita e alle problematiche sociali e, in senso lato, politiche.
Nella vita associativa queste differenze sono sempre state vissute come ricchezze da condividere e valorizzare, nella convinzione che la nostra attività sarebbe meno significativa se non ci fosse lo spazio per esprimere e celebrare i nostri ideali.
Ogni motivazione e ispirazione appartiene in qualche modo a tutti se sostiene il nostro stare a fianco in modo autentico alle persone disabili.
Volontariato
L’Associazione Kolbe è un’associazione di volontariato, composta esclusivamente di volontari, caratterizzati ovviamente dalla messa a disposizione gratuita della loro opera per le attività associative.
In tutti questi anni si è sempre stati molto attenti a conservare questo carattere dell’Associazione; anche quando ci si è avvalsi della collaborazione di professionisti lo si è sempre fatto all’interno di attività pensate e organizzate da volontari e in cui il contributo del volontariato fosse comunque preponderante.
In quanto volontari non ci poniamo direttamente alcun fine educativo né tantomeno terapeutico; ci rendiamo conto che la nostra azione incide sulle persone disabili e le loro famiglie e che è quindi necessario acquisire alcune competenze che richiedono una formazione, ma non è questo l’aspetto per noi centrale né vogliamo assumere ruoli non nostri.
Centrale, e in qualche modo anche qualificante del volontariato, ci sembra invece la disponibilità alla coltivazione di una relazione significativa e continuativa su cui il disabile possa contare. In questo senso il volontariato ci sembra il surrogato meno inadeguato di quella rete di relazioni informali e di buon vicinato che sta progressivamente sparendo nei nostri quartieri lasciando il posto, soprattutto per le persone meno capaci di autopromuoversi, a solitudini e frustrazioni. Crediamo quindi che il volontariato abbia alla fin fine l’obiettivo di promuovere una società accogliente, nella speranza che gli stessi volontari diventino un giorno superflui perché tutti sono in grado di essere attenti alle persone in difficoltà.
Ci sembra infine che il volontariato sia particolarmente apprezzabile per i suoi caratteri di flessibilità, indipendenza e creatività, caratteristiche che gli permettono di trovare e anticipare spesso le risposte ai bisogni emergenti.
Non vogliamo tuttavia nasconderci anche i rischi del volontariato, in particolare i rischi di improvvisazione, di disorganizzazione, di non ottimizzazione delle risorse, rischi che esigono una costante vigilanza. Il rischio più grave è tuttavia quello di intendere il volontariato come scelta episodica, marginale e ritrattabile con relativa facilità. Di fronte a questo rischio è sempre necessario rifarsi alle radici ideali della nostra attività, radici che riguardano la nostra stessa identità (non si fa volontariato ma si è volontari) e che configurano la nostra scelta in termini in un certo senso “vocazionali”.
Le attività e il loro senso
La vita associativa si svolge in una serie di attività rivolte ai disabili mentali e, indirettamente, alle loro famiglie. Riteniamo che ciò che caratterizza le nostre attività vada al di là dell’aspetto puramente pratico. Quello che più conta è ciò che intendiamo perseguire e, ancora di più, ciò che intendiamo sperimentare nelle nostre attività: in una parola, il loro senso.
Ci è sembrato utile fare una riflessione a questo livello, anche per sfuggire al rischio dell’attivismo, del fare per il fare senza saper bene perché lo si fa.
Il tempo libero
Le attività legate al tempo libero (attività ricreative, gite, week-end, vacanze, ecc.) sono le prime di cui l’Associazione si è occupata e costituiscono ancor oggi una parte significativa della sua vita. Si può anche dire che sono quelle che hanno dato un certo stile generale al nostro stare insieme ai disabili mentali.
Ci sembra innanzitutto importante sottolineare che il tempo libero non dovrebbe essere considerato secondario o marginale rispetto alle altre attività (scolastiche, lavorative, educative o terapeutiche).
Crediamo infatti che ognuno di noi abbia il profondo desiderio di essere riconosciuto e accolto come persona, e ci sembra che il tempo libero sia il luogo più adatto per relazioni libere e gratuite, non finalizzate cioé al perseguimento di qualche obiettivo che non sia la coltivazione della relazione stessa.
Ci piace pensare che ciò che concretamente si fa sia secondario rispetto alla crescita di amicizia all’interno del gruppo, anche se attività appassionanti e divertenti sono ovviamente un aiuto importante. Pensiamo sia bello e giusto che un disabile possa trascorrere il suo tempo libero con amici che stiano con lui perché ne hanno voglia e non perché sono tenuti a farlo per contratto. Il nostro intento non è quindi quello di offrire in primo luogo momenti di animazione, ma piuttosto di offrire una disponibilità alla relazione, con tutto quello che comporta in termini di continuità e reciprocità.
L’esperienza di Moggio ci sembra vada proprio nella direzione di un approfondimento personale, facilitato dal passare alcuni giorni insieme in un contesto di piccolo appartamento di vacanza.
Il tempo libero appare quindi, per queste ragioni, uno spazio particolarmente adatto al volontariato, inteso non come disponibilità a offrire prestazioni ma come disponibilità a impegnarsi in relazioni significative.
Assistenza domiciliare
Con “assistenza domiciliare” (l’espressione è forse un po’ impropria ma non ne abbiamo trovate di migliori) intendiamo un rapporto privilegiato tra uno o più volontari e un disabile e la sua famiglia, rapporto che si declina con modalità molto flessibili a seconda dell’evolversi della relazione e delle esigenze concrete.
Ci sembra che l’assistenza domiciliare possa essere considerata una sorta di evoluzione dello spirito con cui viene vissuto il tempo libero, nel senso di una prossimità che coinvolge la vita quotidiana, in tutte le sue dimensioni ed esigenze.
Ciò a cui si tende, diventare una sorta di amico di famiglia, è evidentemente molto impegnativo e richiede una dedizione e una continuità notevoli.
Ci sembra tuttavia la strada privilegiata per farsi carico di una parte della fatica, dello scoraggiamento, della frustrazione che la famiglia sostiene e per rompere l’isolamento e l’emarginazione che spesso la presenza di un disabile mentale porta con sé.
Laboratorio teatrale
Il laboratorio teatrale è un’attività più mirata, in quanto si pone l’obiettivo di sviluppare le capacità espressive di tutte le persone coinvolte (disabili e volontari) sotto la “guida” di un formatore attorale.
Essa è alla ricerca delle potenzialità di ciascuno, attraverso l’espressione spontanea e libera delle singole personalità.
Il piccolo numero, la continuità, il clima di raccoglimento e di complicità instauratosi, facilitano la comunicazione e l’attenzione alle espressioni spontanee individuali.
Per quanto volto soprattutto alla libera espressione, il laboratorio ha portato alla realizzazione, dopo un periodo di tempo considerevole, di una mini-produzione realmente teatrale, mostrando le potenzialità insite nel gruppo.
Ci si augura un’evoluzione nel senso di una compagnia teatrale “stabile” all’interno dell’Associazione.
Comunità
Le comunità sono costituite da volontari e disabili che decidono di intraprendere un cammino di vita in comune, nel tentativo di giungere a una forte condivisione e a un approfondimento delle dimensioni relazionali ed esistenziali di tutti e di ciascuno.
Le comunità sono profondamente radicate nel territorio con l’obiettivo, da una parte, di promuovere un’autentica integrazione dei disabili e, dall’altra, di tenere sempre vivo il confronto e la comunicazione con il quartiere.
Riteniamo infatti che un’esperienza di questo tipo abbia una forte capacità di suscitare reazioni e interrogativi e di dischiudere forti orizzonti ideali.